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INTERVISTA/ Giuseppe Greco, Presidente Lamborghini


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05-01-2002, 01:16 PM
http://www.vegaeditrice.it/index/lamborghini/images/greco_presidente_lamborghini2.jpg"Sembravano, sullo stand della Lamborghini al Motor Show di Detroit, come due pantere pronte a scattare, le due Diablo esposte all'attenzione del pubblico americano. Gialle, sculture aggressive in movimento, erano lì a ricordare che se Detroit è la capitale americana dell'automobile, l'Italia e soprattutto l'Emilia Romagna restano sempre, soprattutto con Ferrari e Lamborghini, il punto di riferimento mondiale per l'automobile sportiva. Alla guida, oggi, di un marchio prestigioso, come è appunto quello della Lamborghini, c'è un personaggio che a guardarlo sembra una persona discreta e mite, ma che se lo conosci, gli parli - come è capitato a noi in occasione della rassegna americana - ti accorgi subito che si tratta di un uomo che in fatto di automobili e soprattutto di automobili sportive la sa molto lunga, che conosce anche la venatura più trascurabile di un oggetto come la Diablo, capace di far sognare giovani e meno giovani di ogni angolo del mondo e di emozionare quei pochi che se la possono comprare.

Giuseppe Greco è Presidente della Lamborghini da alcuni mesi. E' succeduto a Vittorio di Capua, l'uomo che dopo aver traghettato l'azienda di Sant'Agata Bolognese nel tranquillo porto finanziario dell'Audi e quindi del Gruppo Volkswagen, se n'è tornato soddisfatto nel sud, nella sua terra, a pochi chilometri da quella Matera che gli ha dato i natali e che non aveva mai dimenticato nel suo lungo peregrinare attraverso i vari angoli del "pianeta" Fiat. Giuseppe Greco è anch'egli un figlio del sud. E' nato nel 1947 a Controne, un piccolo paese in provincia di Salerno, dove ha frequentato il Liceo Classico e come Di Capua ha fatto l'Università a Napoli, dove si laureato in Scienze Politiche nel 1964, e come il suo predecessore ha iniziato la sua carriera professionale in Fiat, dove mette piedi nel 1970 ("vivendo il mio primo trauma da emigrato"). Ma il giovane salernitano ci sa fare, apprende velocemente da chi ne sa più di lui e nel 1978 è già pronto per un incarico di prestigio: viene nominato responsabile vendite e marketing Fiat per il Canada. Sono gli anni in cui le strategie Fiat sono affidate ad un altro "figlio del sud": il lucano Nicola Tufarelli. Che comprende l'importanza del mercato nordamericano anche per la piccola Fiat della lontana Torino e che avvia i primi passi per una sfida che sarà poi perdente per tutta una serie di ragioni, non ultima quella legata alla mancanza di prodotti che rispondessero al meglio alle specifiche americane. Nel 1979 è proprio Giuseppe Greco ad assumere la responsabilità di una larga parte del mercato americano, diventando direttore regionale di tredici stati del Nord Est. "Fu un'esperienza - racconta - straordinaria. Si partiva letteralmente da zero, anche se il mito dell'auto italiana allora era molto forte tra il pubblico americano. Non si dormiva né di notte né di giorno, si volava da un punto all'altro degli Usa per cercare di creare i migliori contatti con i delears. Un lavoro massacrante che cominciò subito a dare buoni frutti. Arrivammo nel 1980 a vendere quasi 100mila macchine tra Fiat Strada, 131 Mirafiori, Lancia Beta e Alfa Spider". Nel 1981 Giuseppe Greco viene chiamato ancora ad un nuovo incarico. Diventa amministratore delegato della Fiat in Venezuela, "nella cui fabbrica si montava la 147 proveniente dal Brasile e le 131, 132, Regata, Ritmo provenienti dall'Italia.

Passammo in poco tempo da 3mila a 10mila vetture l'anno, guadagnando al marchio Fiat una buona popolarità". Ma per l'ex studente in scienze politiche salernitano, il "pianeta" Fiat era ancora tutto da scoprire. "Nel 1985 - prosegue - vengo richiamato in Europa. Questa volta mi affidano la responsabilità della filiale olandese della Fiat, costituita l'anno prima rilevando le attività dell'importatore. Anche questa si rivela una esperienza interessante, con una clientela che mostrava un grande interesse per il prodotto Fiat". Ma due anni dopo, con il matrimonio tra Fiat e Alfa, i vertici di Torino decidono di ricorrere ancora all'esperienza di Giuseppe Greco per le attività del Gruppo in Nord America. Dove quasi subito dopo diventa responsabile della Ferrari. Sono anni, questi, da boom economico e un oggetto mitico e prezioso come la Ferrari trova, soprattutto nell'area di Los Angeles, nuovi e sempre più numerosi entusiasti estimatori. Giuseppe Greco fa fatica nel 1992 a credere che Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari, lo richiami in Europa. Con il classico "obbedisco", lascia gli Usa per assumere la responsabilità della Ferrari prima in Svizzera, poi in Sud America, quindi nei Paesi Arabi. Ma intanto non si diverte più. Il richiamo degli States è troppo forte. Così nel 1995 offre le dimissioni dal Gruppo Fiat e riprende un aereo per gli Usa. Dove non ha difficoltà a dar vita ad una nuova attività. Diventa delears per i marchi Bmw, Porsche e Volkswagen. Due anni dopo, nel 1997, Vittorio Di Capua lo coinvolge anche nella vendita di Lamborghini. E sarà un segnale premonitore, perché nel 1999 i vertici di Ingolstadt puntano proprio su Giuseppe Greco per la poltrona più importante di Sant'Agata Bolognese al posto di Vittorio Di Capua."
http://www.vegaeditrice.it/index/lamborghini/images/greco_presidente_lamborghini.jpg"La mia ambizione - confessa - è quella di realizzare negli Usa il 50 per cento delle vendite totali Lamborghini nel mondo. Qui del resto la Lamborghini vanta una grande tradizione oltre che un parco circolante di quasi 2.000 vetture. Le aree più importanti, dove dobbiamo migliorare la nostra azione, sono naturalmente Los Angeles, ma anche Miami, New York, Chicago e soprattutto l'intero Texas. Nel 1999 sono state vendute negli Usa 135 Lamborghini su un totale di 265 unità prodotte. Per il 2000, che consideriamo un anno di riorganizzazione, puntiamo almeno alle 100 unità per poi puntare negli anni successivi a dei volumi molto più importanti. Del resto i programmi che sono stati impostati con i nuovi azionisti dell'Audi sono molto precisi. Il recente aumento di capitale disposto dall'Audi copre interamente le nostre esigenze per i prossimi cinque anni, dal punto di vista sia della ristrutturazione dell'azienda sia dello sviluppo dei prodotti. Entro il 2004 con l'erede dell'attuale Diablo e con quella che viene indicata come la futura piccola Diablo, ma non sarà piccola, quanto invece sicuramente molto più accessibile degli attuali prodotti, la produzione totale della Lamborghini dovrebbe raggiungere le 1.300 unità, metà delle quali destinate al mercato nord americano".

Per Giuseppe Greco si tratta indubbiamente di una sfida estremamente stimolante. "L'aria che oggi si respira alla Lamborghini - ci dice - sa di un sano ottimismo. Prima che subentrasse l'Audi sembrava che fosse arrivato il canto del cigno per un marchio così prestigioso. Un prestigio che non era legato soltanto alla grande tradizione ma che poggiava sulle grandi capacità di una pattuglia di uomini che non hanno mai rinunciato a fare della Diablo la vera regina delle auto sportive. Se ne sono accorti subito anche in Germania che l'azienda era viva e vitale, pur con poche risorse economiche. Ora che da quest'ultimo punto di vista i problemi sono stati risolti, tutti a Sant'Agata Bolognese sono animati dalla più feroce determinazione per raggiungere gli obiettivi che la Lamborghini del 2000 si è proposto. Il passaggio chiave è dato dal fatto che si è passato da una produzione rigorosamente artigianale a quella che poggia sui modelli matematici fin dalla fase prototipale che coinvolge anche i fornitori. Questo significa più raffinatezza in fase di progettazione e produzione, costi sicuramente più contenuti e una qualità ancora più spinta, il tutto accoppiato ad una creatività che farà sempre delle Lamborghini degli esemplari unici, capaci di emozionare la clientela, di suscitare le più profonde passioni per un marchio che ha fatto la storia delle automobili sportive e che continuerà, ora ne siamo sommamente convinti, anche per il futuro".

Detroit, 10 Gennaio 2000
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